La stagione si è conclusa. Ieri si è disputata la prima giornata delle fasi finali, quei play off sfuggiti di un soffio alla nostra squadra. Poteva andar meglio, ma in casa Rugby Parma si guarda avanti contenti comunque del risultato ottenuto e, ancora di più, della crescita davvero importante di tutto il gruppo.
Abbiamo incontrato Silao Leaega e gli abbiamo chiesto di tirare le somme di questa stagione oltre a qualche anticipazione sulla prossima. Ecco come ha risposto alle nostre domande:
– Sei soddisfatto di questo terzo posto finale, oppure, soprattutto alla luce del vantaggio acquisito negli scontri diretti con le due finaliste del girone, è un risultato che sta un po’ stretto?
“Non posso negare che questo risultato ci lasci molto delusi. La nostra è stata la migliore squadra tra le prime tre del girone (ndr: 8-0 punti con Bologna e 6-5 con Perugia), però non è stato sufficiente per giocarci i play off. Non è colpa di nessuno, avremmo dovuto fare meglio nel girone di andata, avremmo dovuto raccogliere qualche punto di bonus in più, soprattutto contro le squadre meno forti, e vincere qualche partita in più: penso a quella contro la Reno, oppure contro il Florentia e anche contro la stessa capolista Perugia. Avremmo potuto arrivare a Bologna senza affanni, perché, invece, nel girone di ritorno abbiamo perso soltanto una partita e abbiamo stravinto tutte le altre”.
– Le statistiche parlano chiaro: 280 punti subiti in tutto il campionato, la miglior difesa a livello nazionale (parliamo di serie B naturalmente), con Paese a 285 e Petrarca a 291, Perugia a 302 e Bologna 1928 a 310, Cus Torino a 329 e VII Torino addirittura a 414, mentre nel 4° girone Napoli a 281 e Catania a 296, ma con due partite in meno. Qual è il segreto?
“Il lavoro. Abbiamo lavorato molto, soprattutto sulla difesa. Io vengo da una cultura nella quale il contatto è estremamente importante, di conseguenza anche la difesa. Se l’attacco non funziona al massimo, si può comunque vincere anche solo con una difesa molto efficace. Per questo abbiamo trascorso molto tempo in allenamento a lavorare per strutturare una buona difesa. Mi inorgoglisce vedere che i risultati ci sono stati e ripagano il nostro duro lavoro”.
– Anche in attacco: secondi del girone e quarti a livello italiano, superati solo, nell’ordine, da Bologna 1928, Cus Torino e Petrarca.
“Anche sull’attacco abbiamo lavorato molto e oggi posso dire che, anche se sicuramente resta l’amarezza per non essere arrivati a disputare i play off, siamo ben consapevoli di aver centrato tutti gli altri obiettivi che ci eravamo prefissati a inizio campionato: innanzitutto la formazione e la crescita del gruppo, un gruppo composto perlopiù da ragazzi molto giovani che hanno avuto un percorso di crescita davvero ragguardevole. Oggi sono giocatori molto diversi rispetto ad inizio campionato”.
– Quando sei arrivato a Parma hai trovato un gruppo eterogeneo con molti giovani provenienti dal vivaio e altri con esperienze importanti alle spalle a far da guida al gruppo. E’ stato “amore a prima vista” oppure c’è voluto un po’ di tempo per entrare in sintonia?
“Il mix è l’ingrediente che forma una squadra sana. C’è bisogno dell’esperienza di giocatori più anziani ed è importante il mix con i giovani che devono però avere la giusta mentalità, avere voglia di crescere e imparare e di lavorare con costanza per la squadra e per gli obiettivi del gruppo. Quando sono arrivato non conoscevo nessuno, a parte Liviu e il “Nero”. Abbiamo impiegato un po’ di tempo per conoscerci e capirci reciprocamente. Per un allenatore è molto importante capire come stimolare e motivare i giocatori ed è quindi necessario conoscerli, ci vuole tempo. All’inizio è stato necessario un periodo, possiamo dire, di “fidanzamento”, nel senso che li ho osservati, li ho studiati e ho imparato a conoscerli e lo stesso i ragazzi hanno fatto con me. Poi siamo entrati in sintonia e siamo riusciti a costruire la nostra crescita in maniera sempre più positiva, l’andamento della stagione lo dimostra. Sono ragazzi giovani, hanno tante cose in testa e il rugby non è il loro obiettivo primario, però sono riuscito a fargli capire che erano qui per una loro scelta e che valeva dunque la pena di esserci in modo positivo e per crescere. All’inizio, quindi, si è trattato più di un percorso di formazione, poi pian piano è entrato l’aspetto tecnico. Si sono impegnati molto e hanno dimostrato di voler arrivare a raggiungere l’obiettivo. Il fatto di non andare quest’anno ai play off per un punto soltanto servirà sicuramente da stimolo per l’anno prossimo”.
– Pascu e Soffredini, due giocatori molto carismatici e con un passato davvero importante alle spalle; che ruolo hanno avuto all’interno del gruppo?
“Al di là della qualità di gioco espresso che chiaramente è stata eccellente, Liviu e il “Nero” sono il prolungamento del mio braccio in campo. Sono molto rispettati da tutti, hanno dato tanto a questa società e i ragazzi sono consapevoli della loro importanza. Fanno rispettare le regole e la disciplina e danno molta fiducia alla squadra. Per un ragazzo giovane avere un Pascu e un Soffredini, due giocatori con un passato importante nell’alto livello, che corrono in campo di fianco a lui lo fa crescere ancora di più, gli infonde fiducia. Per me come allenatore sono figure molto importanti, di cui ho davvero bisogno”.
– Per quanto riguarda il futuro, state già lavorando per impostare la prossima stagione?
“Nei prossimi giorni ci riuniremo per decidere la preparazione dei mesi estivi e stiamo già lavorando per impostare la base della rosa della prossima stagione, per vedere se c’è bisogno di trovare altri giocatori. La struttura di base c’è ed è formata da un gruppo molto unito. Eventuali nuovi innesti dovranno rinforzare questa struttura ed essere un valore aggiunto”.
– Il fatto di non partire più da sconosciuti sarà un vantaggio?
“Sicuramente. Il fatto di conoscerci reciprocamente ci farà risparmiare tanto tempo e ci permetterà di ripartire dal punto in cui ci siamo fermati quest’anno. Bisogna cercare di arrivare in condizioni fisiche buone e continuare a proporre il gioco così come lo abbiamo impostato. Poi ovviamente molto dipenderà dalla squadra che metteremo insieme e spero che anche gli eventuali nuovi arrivi riescano a integrarsi rapidamente nel gruppo”.
– Ci si riprova, ovviamente?
“Per forza! Quindi bisognerà far meglio di quest’anno”.
– Il Petrarca lo conosci bene, come vedi queste finali anche alla luce dei risultati di ieri?
“Penso che la nostra squadra avrebbe avuto più possibilità di battere il Petrarca e non soltanto per una questione statistica. Il Petrarca è una squadra che conosco molto bene; l’allenatore è un mio amico, so come allena e ho seguito il loro campionato. Hanno stravinto tutto l’anno ed essendo una squadra cadetta hanno potuto contare anche sull’aiuto di qualche giocatore sceso dal primo XV. Però non sono abituati alla pressione, ma a vincere facilmente. Con un avversario che li metta sotto pressione per 80 minuti, cosa che non è mai capitata durante l’anno perché su 22 partite di incontri così ne hanno affrontati soltanto un paio, si troverebbero in difficoltà. Sono convinto che avremmo potuto batterli, anche se adesso è facile dirlo”.
A questo punto non ci resta che augurare a Silao e alla sua squadra di trascorrere un meritato periodo rinvigorente di riposo e di recupero prima di ripartire con la preparazione per la prossima stagione in cui speriamo anche in quel pizzico di fortuna che quest’anno è sicuramente mancato.